I meningiomi, da tempo considerati tra i tumori cerebrali più comuni e generalmente benigni, stanno emergendo come una sfida più complessa di quanto inizialmente si pensasse. Nonostante il loro carattere benigno sia ancora predominante, recenti ricerche dimostrano che non tutti i meningiomi seguono un decorso favorevole e prevedibile. L’articolo “Meningioma: not always a benign tumor. A review of advances in the treatment of meningiomas” pubblicato su CNS Oncology nel giugno 2021, fa luce su queste nuove scoperte, illustrando le implicazioni per il trattamento e la gestione di questa patologia.
Cosa sono i meningiomi?
I meningiomi sono tumori che originano dalle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Sono generalmente classificati come tumori a crescita lenta e nella maggior parte dei casi sono benigni (grado I secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS). Tuttavia, esiste una percentuale significativa di meningiomi atipici (grado II) e maligni o anaplastici (grado III), che presentano comportamenti più aggressivi e prognosi peggiori.
Non sempre benigni: i meningiomi atipici e maligni
L’articolo evidenzia che, sebbene la maggior parte dei meningiomi sia benigna, una piccola ma critica proporzione può diventare problematica. I meningiomi di grado II e III sono caratterizzati da un tasso di crescita più rapido e da una maggiore tendenza alla recidiva, anche dopo il trattamento chirurgico o radioterapico. Inoltre, queste varianti possono infiltrare il tessuto cerebrale circostante, aumentando la difficoltà del trattamento e peggiorando la prognosi.
Un fattore che contribuisce all’aggressività del meningioma è l’instabilità genetica. Mutazioni in geni come NF2 (Neurofibromatosi di tipo 2), SMARCB1 e TRAF7 sono state associate a una maggiore aggressività tumorale. Questo significa che il comportamento del meningioma può variare notevolmente a seconda del suo profilo genetico, aprendo la strada a terapie mirate basate sulle caratteristiche molecolari del tumore.
Progressi nel trattamento dei meningiomi
Il trattamento dei meningiomi ha subito notevoli miglioramenti negli ultimi decenni, grazie agli avanzamenti nella chirurgia, nella radioterapia e nelle terapie farmacologiche.
Chirurgia
L’intervento chirurgico rimane il trattamento primario per la maggior parte dei meningiomi, con l’obiettivo di rimuovere completamente il tumore. Tuttavia, nei meningiomi che coinvolgono aree critiche del cervello o in quelli con infiltrazioni, una resezione completa può essere difficoltosa o impossibile senza causare danni neurologici significativi. In questi casi, una resezione parziale seguita da radioterapia può essere la strategia ottimale.
Radioterapia
La radioterapia ha mostrato risultati promettenti, soprattutto nei meningiomi non resecabili o in quelli recidivanti. Tecniche avanzate come la radiochirurgia stereotassica (SRS) e la radioterapia a fasci conformati hanno migliorato la capacità di colpire con precisione il tumore, riducendo al contempo i danni ai tessuti sani circostanti.
Terapie farmacologiche
L’articolo evidenzia come la ricerca sulle terapie farmacologiche per i meningiomi sia ancora in fase sperimentale. Gli inibitori dell’angiogenesi, che mirano a ridurre l’apporto di sangue al tumore, e farmaci che agiscono su specifiche mutazioni genetiche, come quelle associate ai geni NF2 e SMARCB1, sono tra le opzioni in fase di studio. Tuttavia, al momento, non esistono farmaci specifici approvati per il trattamento dei meningiomi.
Il ruolo della diagnosi molecolare
Uno dei progressi più significativi nel trattamento dei meningiomi è l’introduzione della diagnosi molecolare. Oggi, attraverso tecniche di sequenziamento genetico, è possibile identificare mutazioni specifiche nel DNA del tumore. Questa conoscenza permette ai medici di personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche genetiche del meningioma, migliorando i risultati e riducendo il rischio di recidiva.
Conclusioni
L’articolo su CNS Oncology sottolinea che, sebbene i meningiomi siano spesso considerati tumori benigni, non bisogna sottovalutare la loro potenziale aggressività. La ricerca sui meningiomi atipici e maligni ha portato a una migliore comprensione delle variabili genetiche e molecolari che influenzano il comportamento del tumore. Grazie a questa crescente conoscenza, i trattamenti sono diventati sempre più mirati e personalizzati, con risultati promettenti per i pazienti.
In qualità di neurochirurgo, ritengo fondamentale continuare a sensibilizzare sul fatto che, pur essendo spesso non letali, i meningiomi possono comportare gravi complicazioni e richiedono un approccio multidisciplinare per la gestione ottimale. L’integrazione di chirurgia, radioterapia e terapie emergenti rappresenta la chiave per affrontare questa patologia, soprattutto nei casi più aggressivi.