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Perché i miei pazienti ricevono un training cognitivo: il senso del Sé

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Perché i miei pazienti ricevono un training cognitivo: il senso del Sé

Quando decido di operare un paziente con una lesione del cervello penso non solo a come rimuovere tutta la lesione, ma sopratutto a come garantire la più alta qualità di vita.

Ed è allora che penso a come potenziare le riserve cognitive dei miei pazienti prima e dopo l’intervento neurochirurgico.

Vi è infatti una strettissima correlazione tra funzioni cognitive e qualità della vita.

Per questo è importante preservarle, soprattutto quando si opera all’interno del cervello, tra quella intricatissima rete neuronale alla base delle funzioni cognitive.

E per farlo metto in atto diverse strategie: scegliere l’approccio chirurgico che mi permetta di raggiungere la lesione senza danneggiare parti sane del cervello, utilizzare tecnologie avanzate e tecniche di microchirurgia ed endoscopia, fare affidamento su specifici parametri di performance personale.

Tuttavia tutto questo non è sufficiente.

Infatti la maggior parte dei pazienti già prima dell’intervento presenta deficit importanti della sfera cognitiva (memoria, funzioni esecutive, attenzione etc).

E questo perché le lesioni cerebrali come i tumori –gliomi, meningiomi, metastasi- o le lesioni vascolari -malformazioni arterovenose, cavernomi, aneurismi- danneggiano quella complessa rete neuronale che è alla base di noi stessi, del senso del sé.

Fortunatamente, è possibile potenziare le riserve neuronali prima e dopo l’intervento e favorire la formazione di nuove reti neurali che possano supplire ad un deficit e preservare il senso del Sé.

È per questo che i miei pazienti ricevono un training cognitivo.

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