Ricevere una diagnosi di tumore cerebrale è un evento traumatico sia per il paziente che per i famigliari. La diagnosi viene normalmente eseguita con la risonanza magnetica, che mostra le caratteristiche del tumore e la sua localizzazione. Il paziente esegue una risonanza magnetica generalmente per i seguenti motivi: crisi epilettiche, sintomi tipo ictus, deficit motori di un braccio o di una gamba, cefalea, disturbi visivi, rallentamento delle sue capacità cognitive.
La strategia chirurgica è frutto di una riflessione che può durare anche diversi giorni e richiedere ulteriori esami. Il cervello infatti siamo noi, in esso sono contenute tutte le nostre abilità motorie, del linguaggio, di pensiero, le nostre emozioni, le nostre abilità cognitive. La strategia chirurgica presuppone quindi la conoscenza del paziente e con questo intendo non solo le sue capacità neurologiche, ma anche il suo quadro cognitivo ed in primis i suoi desideri. Si, perchè in ogni decisione strategica il paziente è parte attiva.
Così ad esempio se un pianista professionista ha un tumore cerebrale localizzato in un’area che controlla la coordinazione di entrambe le mani è necessario rimuovere il tumore con una strategia chirurgica che tenga conto dei network cerebrali alla base delle funzioni neurologiche specifiche del paziente. Pertanto il mappaggio cerebrale, in questo caso a paziente sveglio (awake surgery), servirà a localizzare le aree cerebrali deputate alla coordinazione bimanuale e a mantenerle integre durante l’asportazione della lesione. In questo modo, a fronte di un’asportazione massimale del tumore cerebrale, il pianista manterrà intatte le sue capacità professionali e la sua qualità di vita.